UNIVERSITÀ POPOLARE DI AREZZO
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22/23 Marzo 2018 Convegno Internazionale di Oncologia Integrata

Prof. Adolfo Panfili
“La Chirurgia ortomolecolare”
Nell’Universo esistono rapporti geometrici costanti, che si ritrovano in diversi elementi viventi e non viventi. Il rapporto 1:618 (sezione aurea) è presente nelle strutture viventi e non viventi ed è dunque una costante energetica che spinge a entrare in armonia con l’Universo stesso. Tutti i percorsi energetici vitali sono allineati con questo rapporto nello stato di salute. Armonia, bellezza, stabilità e salute sono interconnesse.
La nutrizione entra in gioco come elemento fondamentale per mantenere la salute in armonia con gli elementi naturali. La qualità e la preparazione dei cibi sono fondamentali. Durante processo di preparazione dei cibi tossine prodotte dalla glicazione che induriscono il connettivo dei tessuti Il processo di cottura e la scelta dei cibi sono cruciali. Il processo della GLICAZIONE causa una perdita di acqua a livello molecolare, che in termini energetici significa una perdita di Yin, con insorgenza di deficit metabolico e, dal punto di vista emozionale, di paure. Cotture errate o eccessive possono danneggiare il cibo e l’informazione che esso contiene.
La conoscenza delle linee energetiche terrestri era nota fin dall’antichità. La GEOMETRIA SACRA mostra come edifici sacri quali chiese, monasteri o templi siano stati costruiti su punti ad alta carica energetica o secondo criteri che permettessero di sfruttare l’energia terrestre concentrandola. I raggi gamma emanati dalla Terra creano meridiani di energia particolare che nelle strutture sacre confluiscono nell’offertorio. Dietro la geometria delle chiese c’è uno studio del passaggio energetico terrestre e la sua concentrazione. Questo permette a chi soggiorna nel luogo di ricevere un deciso stimolo parasimpatico, che come sappiamo interviene nella riparazione dei danni tessutali e nel ripristino energetico.
Lo schema energetico terrestre viene riprodotto nel corpo umano, all’interno del quale ci sono dei “punti” nei quali l’energia si concentra per poi distribuirsi alla periferia.  Quando ci sono condizioni che alterano il flusso energetico, tale perdita di armonia si riverbera nel DNA il quale inizia a modificarsi già anni prima che insorga il tumore. Ciò significa che quando è presente lesione di 2 mm, a livello microscopico abbiamo già 1012 volte un raddoppiamento delle cellule tumorali; per questo motivo la diagnosi precoce da vantaggi enormi nella cura dei tumori. La prevenzione inizia dall’alimentazione ma copre un ampio spettro di condizioni quale stile di vita, atteggiamento mentale, attività fisica, esposizione ambientale.  Attualmente l’inquinamento ambientale (specie da nanoparticelle), insieme al fumo di sigaretta, è responsabile della maggior parte dei tumori. I termovalorizzatori lanciano nanoparticelle a decine di km di distanza, contaminando ampie zone territoriali. Le nanoparticelle penetrano per pinocitosi nel nucleo cellulare (quindi vincono la membrana cellulare senza infrangerla), alterando il DNA e provocando la degenerazione cellulare.
Il cancro è una informazione alterata nell’armonia dell’organismo, che la perturba, pertanto lo scopo del trattamento deve essere quello di riportare il corpo al suo stato originario. La chirurgia stessa deve essere meno invasiva possibile per essere in linea con l’organismo. Nel trattamento del cancro bisogna sempre ricordare la sua multifattorialità. Anche la comunicazione fra medico/familiari e paziente deve essere costruita in modo da promuovere il processo di guarigione. Una COMUNICAZIONE positiva da speranza, attivando il sistema immunitario e vascolare. Contenuti negativi e violenti, stress, comunicazione negativa abbassano il sistema immunitario permettendo l’insorgenza di patologia o un aggravamento della stessa. Citiamo un esperimento su cavie (conigli), divise in due gruppi: in uno, il mangime veniva amministrato nelle gabbie con totale distacco dell’operatore, che non interagiva affatto con l’animale; nell’altro il mangime veniva dato a mano dall’operatore che estraeva l’animale dalla gabbia, accarezzandolo e prendendosene cura. Entrambe i gruppi ricevettero una dieta ricca di colesterolo. Il primo gruppo sviluppo’ una occlusione dell’arteria carotidea; il secondo gruppo, no. Questo ha dimostrato come l’interazione tattile sia stata determinante nel prevenire/sviluppare la patologia. Grazie al contatto tattile “gentile” si ha infatti l’attivazione del sistema parasimpatico. Quindi, il rapporto interpersonale si rivela importante per stabilire un buon bilanciamento del sistema neuroendocrino.


Prof. Edoardo Mercadante
“La robotica, il chirurgo toracico, l’oncologia integrata e la medicina rigenerativa: un ponte fra cancro del polmone e paziente”
Chirurgia toracica robotica UOC Roma
La tecnica chirurgica per operare sul cancro polmonare si è notevolmente evoluta nel corso dei decenni. Ripercorriamone brevemente alcune tappe:
1933 E.A Grahams esegue la prima pneumectomia con successo, su un ginecologo che sopravvive per altri trent’anni pur continuando a fumare. Grahams stesso muore di cancro polmonare quattro anni prima del suo paziente
1992 prima lobectomia video-toracoscopica secondo la tecnica di Roviaro, che purtroppo viene presto dimenticata
1998 esperimenti di resezione sub-lobare invece che lobectomia per valutare la possibilità di un impatto meno traumatico per il paziente
2000 La FDA approva l’uso dei robot nella pratica chirurgica. Il robot italiano “Da Vinci” è un antesignano nella pratica robotica.
La prima causa di morte per cancro nel mondo è la neoplasia polmonare, che è in aumento fra le donne a causa dell’aumento della percentuale di fumatrici. Il trattamento di scelta per gli stadi precoci e localmente avanzati è la chirurgia.
La prima tecnica descritta è la VATS (“Video assisted thoraciscopic surgery”), evoluzione della tecnica di Roviaro che era stato un precursore della nuova tecnologia mini invasiva. Nella VATS non si usano divaricatori costali ma solo piccole incisioni toraciche laterali, diminuendo l’impatto negativo sul sistema neuroendocrino, e con minore reazione infiammatoria dell’organismo. Con questa tecnica si riducono al minimo i traumi per i visceri e il rischio di distribuire cellule malate. Inoltre sono necessari meno giorni di degenza (3,2 rispetto ai 6,3 delle tecniche open), con -33% di ricorso ad antidolorifici nel post operatorio (rispetto alle tecniche open). Non ci sono costi aggiuntivi rispetto alle tecniche tradizionali.
La RATS (“Robot assisted thoracoscopic surgery”) permette di utilizzare un sistema robotico per controllare l’intervento. Questo ha un impatto importante in termini di sicurezza, in quanto si ha l’ottimizzazione dei fenomeni di disturbo per cui il tremore del chirurgo non viene traslato dall’apparecchio oppure un movimento eccessivo del chirurgo viene ricalibrato automaticamente evitando il danno.
Studi internazionali sugli effetti della chirurgia mini invasiva in relazione alla qualità di vita del paziente operato mostrano punteggi molto alti con riduzione dei sintomi più frequenti post chirurgia polmonare, quali dispnea, dolore toracico, tosse etc.
Inoltre questo approccio ha riavvicinato i clinici e i ricercatori permettendo una interazione efficace. Si parla oggi non più genericamente di “cancro del polmone” ma si distinguono i profili genetici del tumore individuando una target therapy specifica per ogni tipologia. Prima il tumore del polmone si divideva solo in NSCC e SCC, ora grazie all’interazione con la biologia e la genetica si sono moltiplicate le tipologie e si è passati da un lavoro individuale del chirurgo ad un team multidisciplinare che si sta aprendo alle medicine non convenzionali. Le biotecnologie influenzano l’attività clinica e le indicazioni chirurgiche Materiale biologico viene richiesto per capire come sta evolvendo lo stesso tumore nello stesso paziente nel corso del tempo e quindi i pazienti con recidive o cancri non trattabili farmacologicamente con successo vengono approcciati con tecniche mini invasive, le quali vengono adattate a pazienti più fragili, con lo scopo di estrarre materiale idoneo a isolare il microRNA. Attualmente si sta praticando la biopsia liquida, ovvero si cercano micro-frammenti del RNA che indicano lo sviluppo precoce del tumore nel paziente prima che sia presente il nodulo o la formazione nel tessuto. Ci sono nuove flow chart diagnostiche e nuovi algoritmi terapeutici. A volte cronicizzare la malattia serve a fermarla quando non ci sono altri approcci che consentano la risoluzione. In questo caso parliamo di pazienti long survivor.
Chest “Complementary therapies and integrative medicine in lung cancer” review
NEJM “Early palliative care for patients with metastatic non small cell lung cancer”

 
Heinz Beck
“La prevenzione del cancro comincia a tavola”
L’argomento della prevenzione del cancro attraverso l’alimentazione è complesso e si può aprire a considerazioni di natura tecnica. Determinati profili di alimentazione possono essere statisticamente migliori di altri ma l’argomento è complesso perché deve tenere conto dell’equilibrio della singola persona e dei suoi bisogni. Bisogna dunque trovare una proporzione fra necessità (nutrirsi) ed esigenza (soddisfazione psico-emozionale) attraverso il cibo. Dunque il concetto di dieta non deve essere inteso in senso restrittivo, come “privazione”, ma come “metodo”. L’alimentazione è un fattore di rischio modificabile che deve essere considerato un potenziale attore nell’insorgenza dei tumori.
L’incidenza di modelli produttivi senza scrupoli associata alla sedentarietà ha creato una combinazione esplosiva, responsabile di malattia. “Prevenzione” attraverso la nutrizione non significa essere pro o contro qualcosa definitivamente ma trovare un equilibrio fra diversi componenti che massimizzi i benefici dell’alimentazione. Bisogna distinguere alimenti che riducono i rischi (nutrienti positivi) e alimenti che li incrementano (nutrienti negativi). Anche il tipo di lavorazione influenza l’effetto del cibo stesso, come il modo di presentarlo, che contribuisce a renderlo appetibile.
La modificazione insulinica post prandiale può essere stabilizzata anche se si è avuto un pasto lungo, con opportune combinazioni di nutrienti e opportune cotture. Anche nei pazienti diabetici si può avere un ottimo risultato.

 
Prof. Giacomo De Angelis
“Il QI GONG: una terapia coadiuvante a 360°”
“Quando il cuore dell’uomo batte all’unisono con l’Universo”
Nei testi classici cinesi non si usa il termine “QiGong”: esso è stato introdotto nel 1900 con la diffusione di questa disciplina. Con l’avvento di Mao, ci sono state notevoli problematiche di salute primaria della popolazione per cui patologie comuni non venivano curate e si diffondevano su ampia scala. Le pratiche di respirazione che conosciamo, legate all’assorbimento meditativo e ai movimenti lenti, provengono dalle arti marziali cinesi e quindi ne erano una parte. Con l’avvento delle armi da fuoco e poi della civiltà organizzata con leggi, si sono perse molte componenti originarie delle arti marziali, ma sono anche state estratte quelle componenti che potevano essere benefiche per la salute. Così, il governo cinese ha stabilito le varie discipline che sono diventate comuni e vengono praticate nei parchi da centinaia di persone ogni giorno.
Il fatto di praticare queste discipline all’aperto ha un valore specifico. Durante le stagioni il corpo riceve un apporto energetico diverso al quale l’organismo si deve adattare sia a livello fisico che nutrizionale. I nutrienti sono stagionali e vanno a rinforzare a rotazione i diversi organi interni. Il percorso preferenziale del Qi sono i meridiani energetici del corpo.
Il significato antico di “qi” è non fuoco. Chi era anticamente la persona energeticamente pura e forte? Il saggio, che non era bruciato da nessun desiderio o passione ma viveva nella spontaneità accettando tutto ciò che gli accadeva; quindi era forte e colmo di vitalità. L’accezione più moderna traduce “qi” come aria, respiro, energia vitale che sottende la nostra vitalità e da vita alla vita. L’aria e il cibo che ingeriamo sostengono energeticamente il corpo e sono il fondamento della nostra salute, trasferendo la loro energia all’organismo.
Il “QIGONG” (chìcungh) è una forma di coltivazione biospirituale la cui efficacia è data dalla predisposizione mentale che si applica al movimento. Un movimento senza una determinata predisposizione mentale è un movimento vuoto. Questo non viene spesso capito dal mondo occidentale che lo esegue come se fosse una ginnastica. Si tratta invece di un esercizio biopsicofisico. “Una via unisce come 100, cento vie uniscono come una”. Il praticante deve essere in simbiosi con le energie dell’ambiente circostante. L’idea era di permettere la connessione con le invisibili forze vitali al fine di attrarre lo spirito ad esse e portarlo all’armonia e alla salute garantendo la vitalità.
L’esercizio del QiGong funziona se si è in assorbimento meditativo e se viene praticato all’esterno, in modo che si sviluppi l’interazione corpo-energia ambientale. Il cervello deve poter realizzare un movimento totale mente-corpo adattandosi alle variazioni stagionali dell’ambiente esterno che iniziano dal contatto piede-terreno. Allenarsi al chiuso e con le scarpe omette almeno il 60% dell’efficacia di queste pratiche. L’energia della mente sposta il qi: “nell’immobilità io divento reale”. La mente orientale si occupa del potere liminale del singolo istante, della temporalità del transitorio, punta l’accento sul potenziale spirituale ed energetico degli istanti. L’esposizione alle variazioni di temperatura e allo stato esterno allena la mente e la armonizza con il mondo allineando l’energia del singolo con quella globale. Il DAO è l’energia immobile che pervade tutto ed è prima della vita stessa.
Quali sono gli effetti biologici del QIGONG (secondo le ricerche delle università cinesi e americane dagli anni ‘70 ad oggi): potenziamento del sistema immunitario, aumento della soglia del dolore, miglioramento della microcircolazione ed elasticità dei vasi sanguigni. Inoltre la pratica costante migliora la fagocitosi e promuove l’alcalinizzazione con aumento delle cellule natural killer, riducendo la probabilità di crescita tumorale. In Cina il paziente oncologico tutti i giorni fa QiGong e beve acqua purificata ionizzata con la sua energia (radiazioni infrarosse dal palmo della mano). La forza guaritrice già presente in noi viene attivata e stimolata attraverso la pratica reale del QiGong, che permette di percepirsi e restare all’unisono con l’Universo.

 
Prof. Gerald Smith
“Cancer: a medical challenge”
Warburg: “la cellula tumorale ha capito il segreto dell’ossigeno”
Dagli studi sulle cellule staminali, Lipton elabora una teoria della funzione cellulare e del DNA proponendo che i geni non controllano la biologia, ma il fattore primario nel controllare la fisiologia cellulare è la percezione cellulare. Attraverso i recettori di membrana l’ambiente extracellulare influenza l’attività cellulare. Bechamp aveva introdotto il concetto di pleomorfismo, successivamente documentato e dimostrato nel 1930 da Royal Raymond Rife. Il terreno influenza le cellule, i microorganismi patogeni e il loro sviluppo. La tossicità del terreno fa sì che cellule sane diventino malate. Anche se uccidiamo le cellule malate, rimane comunque il terreno tossico! Quindi, “per curare la malattia ed il cancro dobbiamo definire gli INIZIATORI primari della condizione, eliminarli, correggere il terreno, detossificare il corpo e ripristinare il suo stato energetico naturale”. Xenobiotici e sostanze chimiche sono gli INIZIATORI PRIMARI. Ci sono moltissime fonti di sostanze potenzialmente cancerogene. Gli stessi vaccini contengono metalli pesanti e svariate sostanze chimiche.  Il mangime per polli è ricco di arsenico. Le cure canalari sono fonti tossiche dalle quali può avere origine un tumore. Particolare interesse va posto alle cavitazioni (tessuto osseo necrotico che si forma a seguito di estrazione non ben effettuata: si forma una zona infetta in modo cronico). I campi elettromagnetici ai quali siamo continuamente esposti modificano il microbioma intestinale! Cambiamenti patologici del microbioma intestinale predispongono a malattie specifiche. L’autismo è spesso conseguenza di esposizione materna a onde elettromagnetiche durante la gravidanza. Traumi emozionali possono predisporre allo sviluppo di malattie.
Alcuni cancri sono indotti iatrogenicamente: ad esempio, sono il risultato a medio/lungo termine della chemioterapia o dell’uso protratto di certi farmaci. Un terreno acido sotto 6,5 ph è favorevole allo sviluppo di cancro quindi in generale mantenere un adeguato equilibrio idroelettrolitico dei tessuti è fondamentale.
Secondo Smith, anche disfunzione della sinfisi sfeno-basilare in estensione può causare uno squilibrio nel SNA e nel suo rapporto con il SNC, causando una predisposizione a malattia.
Il DIRECT RESONANCE TESTING attraverso il CYBERSCAN SYSTEM permette di trovare gli squilibri elettromagnetici su un database di 135,000 caratteristiche elettromagnetiche. Dal palmo della mano con una applicazione non invasiva si trovano le sostanze chimiche presenti nell’organismo. Una volta stabilita la condizione dell’individuo, si applica Theraphi (scalar energy + 18 healing frequencies) per riparare il DNA, eliminare le cellule dei microorganismi patogeni e stimolare la formazione delle cellule immunitarie. Il dott. Smith ha presentato il BIOPTRON (full spectrum hyperpolarized light) lo strumento che permette di applicare al corpo la frequenza curativa specifica. Contro patogeni e metalli viene utilizzato il SOFT LASER SYSTEM (viaggia attraverso 14 frequenze per ogni metallo presente nella tavola periodica).
Come si procede nell’approccio al paziente? SISTEMA CYBERSCAN. Integratori alimentari specifici energeticamente compatibili con l’energia del paziente vengono testati in relazione ad ogni iniziatore rilevato nell’organismo, secondo un protocollo specifico:
  1. Pulizia del fegato
  2. Aprire il drenaggio con 9 diversi omeopatici testati sul paziente
  3. Chelazione dei metalli pesanti per via orale
  4. Chelazione delle sostanze chimiche per via omeopatica
  5. Trattare le infezioni e i danni da vaccino
Funziona il sistema Cyberscan? Se non si identificano correttamente gli iniziatori per quel paziente, no. Bisogna trovare la causa del tumore o della malattia. Vediamo alcuni casi clinici. Caso di carcinoma baso-epiteliale in soggetto donna. La causa era il mercurio, quindi all’inizio l’approccio non funzionava. Ci sono state tre fasi di reazioni all’eliminazione del mercurio dal corpo, il quale era prevalentemente concentrato in tiroide e timo. Le eruzioni cutanee erano ben visibili e corrispondevano alle zone di accumulo del metallo. Altro caso: cancro gola/polmone dovuto a cura canalare.
 
 Prof. Philip Salem
“The Salem Protocol – Immune therapy and new frontiers in the treatment of cancer”
Salem oncology center (Houston)
Il prof.Salem inizia la sua relazione dicendo di essere in procinto di pubblicare un libro sull’argomento, dal titolo “Defeating cancer”, ma che la conoscenza, da sola, non ha un valore terapeutico. Nelle sue parole, “knowledge alone is not enough: withouth a heart knowledge is blind”. Da decenni l’istituto Salem si occupa dell’approccio immunoterapico al cancro. Il problema centrale con il quale la terapia del cancro deve scontrarsi è il fatto che le cellule immunitarie non riconoscono le cellule tumorali come una minaccia. Dal momento che appare, la cellula cancerogena forma uno schermo fra se stessa e le cellule immunitarie, proteggendosi dal loro attacco. PD-L1 è la proteina che protegge le cellule tumorali quindi attraverso un esame ematico conviene stabilire se essa sia presente nel paziente. Nel concetto dell’immunoterapia si vuole distruggere questa protezione proteica permettendo la normale azione immunitaria, quindi “l’immunoterapia è la scienza che studia l’attivazione del sistema immunitario del paziente per riconoscere le cellule tumorali e per distruggerle”. A differenza delle altre terapie, lo scopo non è uccidere la cellula cancerosa ma far sì che il sistema immunitario sia libero di agire contro il cancro. Ci sono molte strategie disponibili. In questa sede parleremo dell’ultima, che è la più importante: il BLOCCO DEL CHECK POINT. La terapia ha questo nome perché vengono rimossi i freni inibitori sul sistema immunitario. Nel 2011 Jim Hallison scoprì il farmaco Ipilimumab che fu il primo ad essere usato in immunoterapia. Altri farmaci più potenti di esso sono Pembrolizumab (Keytruda) e Nivolumab (Opdivo). L’ex presidente americano Carter fu trattato per melanoma con metastasi cerebrali grazie al Keytruda. I risultati migliori si hanno con la combinazione dei farmaci piuttosto che all’uso isolato degli stessi, e la combinazione di immunoterapia è superiore alla chemioterapia, dando risultati maggiori e più duraturi nel tempo. Ci sono vari farmaci disponibili che sono stati approvati dalla FDA oltre quelli indicati. L’azione di questi farmaci è evidente sia in pazienti in stadio avanzato che no. La risposta all’immunoterapia si verifica in più tipi di tumori, è più durevole e mostra minore tossicità rispetto alle altre cure tradizionali. Tumori sensibili all’immunoterapia: melanoma, polmone, rene, vescica, linfomi, testa e collo, cancro epatico, Merkel cell carcinoma. Anche l’immunoterapia mostra dei segni di tossicità: fatica, diarrea, colite, eruzioni cutanee, enzimi epatici elevati, raramente miocardite - comunque non si tratta di una tossicità a pericolo di vita. L’immunoterapia può essere combinata con chemio e target therapy per ottimizzare i risultati.

 
Prof. Giuseppe Mucci
“Nuove prospettive in diagnostica oncologica con la Liquid Biopsy, SCED e future possibili applicazioni delle cellule staminali autologhe”
Universitatsspital Basel e Tor Vergata Roma, progetto con BGIdx 2014 per la diagnosi precoce e la cura de cancro. Tre tipi di elementi circolanti nel sangue che possono essere identificati: cfDNA, ctDNA e CDC. Non è possibile fare una DIAGNOSI PRECOCE CON I CDC perché sono presenti solo dopo chemioterapia, quando ci sono metastasi. La diagnosi si può effettuare con i valori di cfDNA, che indicano la frequenza delle mutazioni somatiche, permettendo di contestualizzare la probabile patologia tumorale.
La mutazione germinale che ereditiamo tramite i gameti indica solo il rischio di avere un tumore. Le mutazioni somatiche compaiono dopo la nascita, non sono trasmesse a livello ereditario e sono presenti solo nelle cellule mutate. A noi interessano le mutazioni somatiche, non quelle germinali, perché ci dicono se l’organismo è capace di riparare le lesioni che il DNA subisce quotidianamente oppure no. Alti livelli di mutazioni somatiche indicano una diminuita capacità di riparazione organica. Mutazioni somatiche sono legate anche allo stile di vita del paziente.
Ci interesseremo ai tumori solidi. Il tumore solido è silente, asintomatico e viene scoperto quando è già formato ed ha certa dimensione. La valutazione biomolecolare legge la componente del DNA del tumore e si attiva anni prima dello sviluppo del tumore solido: conoscendo la mutazione che è alla base del tumore si può fare una terapia mirata per quel tipo di mutazione (targeted therapy). Qual è il processo?
Cellula normale -> lesioni -> mutazione -> il processo di mutazione continua: instabilità genetica (segnale prodromico del tumore) assenza di sintomi ma sviluppo del tumore
NORMAL CELL -> GENETIC INSTABILITY -> CANCER CELL
Quanto dura la fase prodromica? Dai 5 ai 20 anni a seconda del tumore e delle condizioni del paziente. Il paziente in questa fase non è malato tecnicamente parlando e non mostra sintomi, ma sta sviluppando un tumore. “Somatic mutations in normal and cancer cells”.
Come valutare l’instabilità genetica? Da un campione ematico si valuta il cfDNA eseguendo un sequenziamento per valutare la frequenza di mutazione. Il test viene ripetuto negli anni: se rimane sempre la stessa frequenza di mutazione non si sta sviluppando nulla; se aumenta, allora stiamo sviluppando un tumore.
Le mutazioni germinali vengono considerate nel momento in cui si riscontra un aumentare delle mutazioni somatiche. Con questa analisi ulteriore possiamo avere informazioni aggiuntive circa la possibilità di sviluppare un tipo specifico per la presenza di un cancro. Usiamo il TEST HELIXAFE per la fase prodromica del tumore. Siamo dunque nel campo della patologia biomolecolare versus l’istopatologia, e proponiamo un programma di prevenzione basato sul monitoraggio della stabilità genetica sulla base delle mutazioni somatiche.
  • Diagnosi precoce classica -> diagnosi conclamata -> terapia (business)
  • Diagnosi precoce biomolecolare -> fase prodromica -> pre-prodromica del tumore (no business)
“Stem cells divisions, somatic mutations, cancer etiology and cancer prevention”: identificare le mutazioni tout court non ha valore predittivo per lo sviluppo di un tumore, ma il monitoraggio nel tempo delle mutazioni può essere considerato un processo sostenibile per diagnosi precoce.
Come lo sviluppo del cancro avviene in modalità diverse in due individui diversi, il fatto che due persone con lo stesso tumore rispondano in modo diverso alla stessa terapia dipende dalla diversa mutazione alla base del tumore, il quale inoltre varia nel suo stesso processo producendo nuove mutazioni a seguito della terapia stessa. I pazienti target includono tutti per cancri solidi, i fumatori, le persone con disordini intestinali, le donne sotto terapia ormonale (per ognuno si esegue un test specifico, es Helixgyn per l’ultimo gruppo di soggetti).
Sappiamo che esiste una relazione specifica fra infiammazione e tumore. Per rilevare la presenza di infiammazione cronica si devono valutare i livelli di IL1-6 eTNF. Il driver delle mutazioni somatiche è l’infiammazione cronica quindi controlliamo i valori, poi si esegue il test sulle mutazioni e si fa una azione di bilanciamento dei mediatori infiammatori. Ci sono due modi per abbassare il livello di citochine pro-infiammatorie: eliminazione delle citochine dal sangue per via meccanica (filtro) oppure uso delle cellule staminali mesenchimali purificate dal grasso (immunomodulanti, antiinfiammatorie e rigeneranti). La malattia infiammatoria porta alla vicariazione quindi le cellule si adattano a sopravvivere sotto lo stimolo delle citochine e di ambienti extracellulari favorevoli alla replicazione incontrollata. Perciò è necessario correggere lo stato infiammatorio cronico.

 
Dott. Roberto Solimè
“Desiderare un mondo senza cancro: la prevenzione è possibile”
Nel 2014, il ricercatore E.Cavalieri, in una lettera a Papa Francesco parlò apertamente di “cancerogenesi chimica”, dichiarando la scoperta della relazione fra sostanze chimiche e insorgenza del cancro. Gli ormoni sono particolarmente coinvolti nello sviluppo dei tumori.
Gli ESTROGENI intervengono o direttamente sul DNA o creando catecolestrogeni3,4chinasi in grado di interagire sul DNA con l’effetto di errori di trascrizione genetica e dunque mutazioni. Sono potenzialmente responsabili di cancro. Nelle donne con diagnosi di cancro alla mammella o a più altro rischio di patologia, in pazienti con tumori ghiandolari o linfomi, si trova un alto livello di questi addotti chironici.
Reagendo con catecolestrogeni3,4chinasi o inibendone la formazione, NAC e resveratrolo, insieme al vitamina D e polidatina, fermano il processo di alterazione del DNA. L’idrolisi del NAC a livello epatico ed intestinale da parte dell’acilasi genera la cisteina, che costituisce il glutatione, permettendo la detossificazione e rallentando/bloccando la progressione del tumore. Il resveratrolo ha azione chemoprotettiva, modula CYP181 e induce la chinone-reduttasi. L’uso di queste sostanze permette dunque di ridurre il livello di estrogeni e di addotti ad essi legati, abbassando il rischio di malattia.
Ogni giorno 50-100 miliardi di cellule muoiono e vengono sostituite da cellule nuove; quindi a seconda della qualità dei nutrienti il corpo sarà ricostruito in meglio o in peggio. Quindi se diamo attenzione allo stile di vita, il corpo potrà migliorare. Il FUMO di sigaretta causa una inibizione della respirazione cellulare più una serie di danni diretti da calore.  L’ALCOL è dannoso per fegato e vitamine gruppo B, e causa una inibizione del midollo osseo. I CIBI PROCESSATI sono alimenti morti ad alto contenuto calorico che contribuiscono all’acidosi; essi contengono nitrati, emulsionanti, glutammati, terpeni (infiammanti il colon), dolcificanti artificiali – tutti elementi tossici e/o pro-infiammatori. Il CIBO FRITTO rilascia radicali liberi che portano ad infiammazione e lisi cellulare e aumentano il colesterolo epatico. Il sovrappeso e l’obesità sono causati da eccessi calorici, ed in particolare dallo ZUCCHERO BIANCO, il quale reprime la funzione del sistema immunitario, consuma il calcio disponibile e disturba il pancreas. Le BEVANDE AGGIUNTE DI ANIDRIDE CARBONICA E DOLCIFICATE, il CAFFE’ IN ECCESSO disidratano il corpo, sottraggono magnesio, fosforo, calcio; portano ad acidosi; stressano le surrenali e influenzano il sistema nervoso.
Prevenzione non è fare una colonscopia e sentirsi dire “ci vediamo fra un anno”, ma avere una alimentazione adeguata con uno stile di vita adeguato. 
Quindi, prima di tutto bisogna modificare la propria ALIMENTAZIONE, poi MANTENERE IN EQUILIBRIO IL SISTEMA ORMONALE, RISPETTARE LA PELLE (preferire gli olii essenziali ai profumi) ed infine FARE ATTIVITA’ FISICA.
Alcuni suggerimenti utili alla prevenzione:
  • Iniziare i pasti con elementi alcalini. Il magnesio malàto è ottimo per alcalinizzare l’organismo. L’Agar-agar va bene per la pulizia intestinale.
  • Nutrire le cellule con elementi di qualità. Frutta e verdura fresche di stagione. Cereali integrali (l’energia è nel germe quindi dobbiamo prendere l’alimento nel suo stato naturale). Capsulina. Bere acqua naturale e non gassata, con ph che va verso 8-8,5. Ricordiamo che il feto è immerso nel Ph 8,5. L’acidità porta al cancro.
  • Nella dieta meglio evitare le solanacee per il loro effetto tossico.
  • Curcuma: antiossidante; abbatte i radicali liberi, interviene su funzionalità epatica. Ottimo fare periodicamente un lavaggio epatico con succo di mela quando ci sono calcoli nella colecisti assieme ad adeguata nutrizione. Il magnesio solfato è utile per espellere i calcoli.
Il nostro DNA deriva al 50% dai genitori; se c’è una memoria del cancro a livello parentale si può fare una sua pulizia, perché la rigenerazione delle cellule è periodica: se la cellula è ben nutrita e idratata, si riforma una memoria ottimale dopo 8 mesi (secondo le ricerche di Lipton) – la riprogrammazione dell’organismo avviene in cicli di 7.
 
Prof. Pietro Mascheri
“La Fitoterapia nella malattia oncologica”
Dalle statistiche risulta che 70 persone su 100 muoiono per cancro e malattia cardiovascolare. Lo stress continuo causa un eccesso di adrenalina, - che come sappiamo è un potente vasocostrittore, precursore e catalizzatore del tumore (tanto da essere presente nelle cellule tumorali!) -  e un eccesso di cortisolo, che determina la soppressione immunitaria. Il sistema immunitario elimina le cellule danneggiate quindi potenzialmente lesive. Quando siamo tranquilli e sereni, facciamo vita psichica e fisica sana, quando ci nutriamo bene, il  nostro sistema immunitario lavora al meglio - certo non quando siamo stressati, depressi o mangiamo in modo confusionario. L’Università dell’Ohio ha effettuato un monitoraggio di 227 malati di tumore, evidenziando che con un adeguato supporto psicologico in 11 anni si ha avuto una netta diminuzione di recidive e un maggior tempo di sopravvivenza.
Oltre all’aspetto psicologico dobbiamo considerare anche quello nutrizionale. Alcuni radicali liberi sono capaci di raggiungere il nucleo cellulare distruggendolo. Gli Omega 6 pure; se insaturi possono avere effetti pro cancerosi. Meglio alternare con altri tipi di grassi, come gli Omega 3. I due tipi di grassi Omega vanno sempre bilanciati.
I Nutraceutici offrono un antidoto al processo pre-cancerogeno. Quando fallisce l’apoptosi delle cellule mutagene si sviluppa la cellula tumorale la quale cerca glucosio per nutrirsi. La fase G2 può essere bloccata, altrimenti evolve in N con due cellule figlie, vascolarizzazione con angiogenesi e dunque le cellule mutate possono passare nel sangue e diffondersi.
I fattori di rischio includono: uso eccessivo di zucchero – stress ossidativo (radicali liberi) – infiammazione cronica – eccesso di fattori di crescita (ad esempio quelli contenuti nel latte bovino, nella carne…) – Ph acido  -formazione poliamine.
La cottura altera il Ph dei cibi; ad esempio, il pomodoro crudo è basico, cotto è acido! In generale tutti i cibi stracotti fanno male. Inoltre, la putrefazione delle proteine forma poliamine che sono precursori del tumore.
Piante riconosciute come valide nella prevenzione:
  1. Artemisia effetto citotossico su cellule del tumore della prostata e del polmone; antimalarico
  2. Curcuma aumenta apoptosi cellulare e riduce cellule estrogeniche nel tumore; inibisce neurotensina che porta alla metastasi dal colon in altre parti del corpo; protegge da HPV abbinata con cis-platinum che arresta la fase M – mentre la curcumina inibisce fattore Kb che fa crescere tumore della testa e del collo. Nei fumatori riduce i livelli di mutageni. La curcuma ha lo svantaggio che è difficile da assumere: si può ingerire abbinata con pepe nero (ma può irritare), con ananas o lecitina di soia (preparazione galenica)
  3. Aloe emodina
  4. Polidatina per l’assorbimento resveratrolo; importante: inibisce la chemioresistenza (la cellula cancerosa si ripara e diventa resistente al farmaco)
Curcuma, zenzero, cardamomo, basilico, aglio, timo, rosmarino, chiodi di garofano sono armi naturali nella prevenzione del cancro. L’aglio inibisce la formazione di nitrosamine ad esempio.
Nel paziente oncologico bisogna sempre dare energia, combattere l’astenia, permettere la stabilizzazione gastrointestinale e mantenere buono l’umore.
Depressione ansia e panico nell’oncologico si possono trattare con iperico, rodiola, griffonia.
Il recupero dell’omeostasi può avvenire attraverso la disintossicazione con cardo mariano, tarassaco, bardana.
Taxus brevifolia e Taxus baccata sono ottime per il cancro delle ghiandole sessuali.
Antagonismo fra chemioterapia e cibo: no pompelmo (naringenina che diminuisce assorbimento del chemioterapico) e no aglio (diminuisce assorbimento del chemioterapico).
 

Prof. Stefano Montanari
“Che cosa sono le nanopatologie? Oncogenesi da nanoparticelle e loro effetto sulla cellula”
Il primo caso di malattia da nanoparticelle studiato da Gatti e Montanari risale al periodo 1997-1998, quando indagarono sul caso di un paziente che a seguito di ponti dentali mal eseguiti in presenza di precontatti aveva sviluppato bruxismo, letteralmente “mangiando” la sua protesi. Contrariamente a quanto si pensava, le particelle ingerite dal consumo dei denti sintetici non furono eliminate con le feci, bensì catturate da fegato e reni, che in questo paziente erano malati da circa nove anni. In particolare, il soggetto sviluppò un granuloma epatico, su base odontoiatrica. Quando ingeriamo queste polveri inorganiche, solide, non biocompatibili esse non vengono eliminate ma vengono catturate da organi e tessuti. A priori non sappiamo in quali organi potranno accumularsi: esse vengono trasportate dal sangue ovunque, nel cervello, nelle gonadi, nei visceri gastro-intestinali, nell’osso. La particella che non può essere eliminata viene circondata da tessuto di granulazione, che è un tessuto infiammatorio, e questa infiammazione cronica permane nell’individuo. Tutte le nanoparticelle non sono solubili nell’acqua e nei grassi e restano all’interno del granuloma che le avvolge. Le ricerche di Gatti e Montanari sulle nanoparticelle sono state ignorate fino a che nel 2002 la professoressa Gatti viene messa a capo di un progetto di ricerca europeo, “Nanopathology”, nel quale è coinvolta l’Università di Cambridge. Microparticelle vengono naturalmente liberate nell’atmosfera dai processi terrestri: ad esempio le eruzioni vulcaniche e l’erosione delle rocce producono naturalmente microparticelle. Tracce di sabbia del Sahara sono state rinvenute sulle coste degli Stati Uniti, quindi le micropolveri possono viaggiare molto lontano trasportate dai venti. Le polveri sottili e le nanoparticelle hanno consistenze anche alcune decine di milioni di volte inferiori alle polveri naturali; ci sono particelle dieci milioni di volte più piccole del polline, ad esempio. E’ l’uomo il vero produttore di microparticelle tossiche grazie alle tecnologie ad alta temperatura (cementifici, inceneritori di rifiuti, motori automobili, riscaldamento domestico, fonderie, etc.). Se anche bruciassimo qualcosa che non produce direttamente particelle solide al momento, le produrremmo in aria, che è formata da azoto e ossigeno: se scaldiamo questi gas ad alta temperatura si formano gli ossidi di azoto che sono nuclei pronti a formare particelle con le sostanze presenti in forma volatile, quindi con radicali liberi, diossine, idrocarburi policiclici aromatici etc. tutti elementi che noi riversiamo nell’atmosfera.
Le nanoparticelle sono estremamente piccole e leggere e galleggiano nell’aria con moto browniano come qualsiasi pulviscolo; quindi per certi aspetti si comportamento come i gas. Possono essere inalate e più piccole sono più penetrano nell’albero respiratorio fino a raggiungere gli alveoli polmonari: da qui, secondo il cronometraggio realizzato nel 2003 dall’Università di Lovanio (Belgio), in sessanta secondi passano dal polmone al circolo. Inoltre esse si depositano nel suolo, sui vegetali e sui frutti. Il tabacco da fumo quando la foglia viene essiccata perde circa il 99% della sua massa che è acqua quindi le polveri depositate si concentrano nell’1% di prodotto: chi fuma inala 100 volte l’inquinamento atmosferico, oltre alle varie tossine presenti nel prodotto. Non c’è differenza fra fumo di sigaretta e di pipa: il carico tossico non cambia.
Abbiamo visto che le nanoparticelle entrano rapidamente nel flusso sanguigno. Vediamo un’immagine da microscopio elettronico nella quale nanoparticelle sono presenti sulla superficie dei globuli rossi. Quando le nanoparticelle entrano nel globulo, esso diventa molto meno efficiente e trasporta meno gas con perdita degli scambi. Queste particelle si depositano anche nella componente liquida del sangue e possono trasformare il fibrinogeno, proteina solubile, in fibrina, che forma lo scheletro del trombo. Il flusso di fibrina si aggrega formano un trombo che può occludere il vaso. Vediamo un’immagine di un trombo venoso che in questo caso era formato da particelle di ferro, cromo e nichel (acciaio). Il trombo venoso ha la sorte finale nell’embolia polmonare, con elevato rischio di vita del paziente. In situazioni come quella mostrata, il trombo non origina da un focolaio localizzato sulla parete della vena: quando il radiologo cerca il focolaio dell’embolia polmonare, non lo trova perchè la nanoparticella è il focolaio ed è invisibile. Alla fine dell’800 Trousseau aveva descritto una forma di embolia polmonare senza focolaio (la cosiddetta “embolia di Trousseau”). In questo tipo di embolia non c’è il classico focolaio, che inizia da una lesione vasale (triade di Virchow: lesione - cascata infiammatoria - coagulazione) e provoca la trombosi. Dopo 150 anni siamo in grado di descrivere questo tipo di embolia nella quale la cascata che porta alla formazione del trombo inizia dalla nanoparticella e non da una lesione. Anche a livello arterioso possiamo avere lo stesso processo: vediamo un’immagine al microscopio elettronico di un trombo arterioso coronarico con particelle di silicio, alluminio, etc., responsabile di infarto del miocardio. Nella maggior parte dei casi l’organismo è in grado di sciogliere questi trombi appena si formano, e le particelle continuano a viaggiare fino a che non vengono catturate dagli organi che dunque agiscono come filtri meccanici. All’interno degli organi e dei tessuti la nanoparticella genera un’infiammazione cronica che alla lunga a sua volta genera un cancro. Vediamo vari esempi: un granuloma renale si trasforma in un carcinoma; un mioblastoma cerebrale contiene delle particelle di tungsteno.
Un’altra scoperta fondamentale è che le nanoparticelle sono in grado di entrare spontaneamente nel nucleo della cellula. Immagini al microscopio a trasmissione mostrano un epatocita che si divide: i puntini neri nella cellula sono nanoparticelle e il DNA che si sta dividendo è completamente deformato. Esso contiene informazioni perverse producendo cellule figlie contenenti informazioni errate, le quali sono responsabili di malattie. L’inquinamento ha determinato l’aumento dei cancri. Quando ci fu il crollo delle Twin Towers, Gatti e Montanari lanciarono l’allarme circa la possibilità di ammalarsi a causa delle polveri se si fosse rimasti in zona, chiedendo di evitare l’esposizione – ma non furono ascoltati. Attualmente i malati da polveri sono milioni tanto che 4 miliardi e 600 milioni di dollari sono stati pagati dagli USA alle persone contaminate.
La scoperta delle alterazioni geniche causate dalle nanoparticelle ha dato il via ad un nuovo progetto di ricerca condotto da Gatti e Montanari.
Uno dei risultati raggiunti è stato correlare le nanoparticelle all’infertilità specie maschile. Le particelle possono entrare nello sperma uccidendo gli spermatozoi o indebolendoli. Precisamente, esse penetrano nei tubuli del flagello dello spermatozoo il quale, ammesso che sopravviva, non è in grado di nuotare alla velocità necessaria e non riesce a raggiungere la cellula uovo, con conseguente infertilità maschile. Nella “Terra dei fuochi” c’è una particolare incidenza di questa condizione per cui è in corso uno studio territoriale condotto da Gatti e Montanari in collaborazione con un gruppo di specialisti locali. Purtroppo la contaminazione dello sperma non si limita ad affliggere l’uomo, ma colpisce anche la donna, che viene a contatto con lo sperma contaminato, la quale può sviluppare una burning syndrome del canale vaginale con dolorose piaghe intrattabili chirurgicamente e farmacologicamente e/o ammalarsi di endometriosi.
Le nanoparticelle attaccano anche le piante: vediamo delle fotografie di piante di Tarassacum officinalis nel quale si vede lo stelo multifascicolato e il capolino deformato, e di Camomilla che presenta un altro fiore “gemello” che nasce dal capolino. Le polveri passano con facilità da madre a feto: vediamo un agnello nato in Sardegna che presenta un abbozzo di cervello, senza occhi e con gli orecchi e organi interni malformati. Spesso questi agnelli nascono privi di linea alba e appena partoriti il loro addome letteralmente ai apre lasciando fuoriuscire i visceri. In tutti gli animali analizzati erano presenti nanoparticelle negli organi interni.
Vediamo anche una foto di un feto umano, nato di colorito bluastro e coperto di bolle, morto dopo poche ore dalla nascita per leucemia mieloide acuta da madre sana: il neonato era pieno di particelle di titanio (negli organi interni, nel cervello, nel cuore) di forma perfettamente sferica, che dunque nascono ad alta temperatura, per esempio di fonderia. La madre è “sempre sana” quando partorisce questi feti malati, se non vengono abortiti prima, perché il bambino fa da spugna per le nanoparticelle: il bambino muore, ma la madre si ripulisce. Se osserviamo l’immagine microscopica delle particelle vediamo una pallina di venti micron coperta da tante palline più piccole attaccate alla superficie. Ricordiamo che più è piccola la particella più è penetrante e aggressiva. In altri casi sono state rilevate particelle intestinali da settanta micron infilate nella parete dell’organo. In generale, pensando alle fonti di ingresso nell’organismo, da stomaco e intestino passano molecole grandi, dai polmoni molto piccola, ma quando le particelle entrano grazie ad un’iniezione passa tutto, sia molecole grandi che piccole. Esistono anche farmaci inquinanti, che contengono nanoparticelle.
L’ultima scoperta importante è sulla LEUCEMIA: i malati di leucemia mieloide acuta hanno nel loro sangue particelle di almeno tre ordini di grandezza superiori ad una persona sana. Questa informazione potrebbe permettere una diagnosi precoce e mostrare che eliminando le particelle dal corpo si riduce la possibilità di ammalarsi. Lavoratori come vigili urbani, vigili del fuoco, operai di fabbriche dovrebbero sottoporsi ad una depurazione periodica del sangue, una specie di emodialisi. Infatti tutte le particelle identificate sono PATOGENE in quanto non biodegradabili né biocompatibili: come possono essere eliminate, se l’organismo non riesce ad espellerle? Una possibilità è attraverso dei nanofiltri o dei nanorobot biodegradabili, il che sarà oggetto di prossime ricerche.
Nessuno di noi è esente dall’inquinamento da nanoparticelle e data la loro capacità di penetrazione, l’argomento è importante per la salute pubblica. Per legge in relazione alle emissioni non sono consentiti di quaranta microgrammi per metro cubo di aria di particelle da 10 micron, ma questo dal punto di vista medico non ha alcun significato: com recita il rapporto europeo EEA n.2 del 2007 a pagina 9, “per il materiale particolato non è stato identificato nessun livello di sicurezza”. La legge serve solo per la burocrazia ma scientificamente si nega la validità di ogni affermazione sulla sicurezza.
Sarebbe auspicabile che nelle Università italiane si affrontasse questo tema e si tenessero corsi sulle nanoparticelle e strategie di prevenzione dalle malattie da polveri sottili.

 
Prof.ssa Antonietta Gatti
“Correlazioni fra inquinamento ambientale e cancro”
Le polveri rappresentano corpi estranei non tollerati dall’organismo e prima o poi ci sarà una reazione del tessuto che contiene l’elemento “non self”. In particolare ci riferiamo a nanoparticelle, ovvero a elementi di dimensioni estremamente piccole che sono compatibili con quelle del nucleo cellulare e riescono a penetrarvi. Distinguiamo le particelle naturali da quelle incidentali dovute all’attività industriale e bellica. Esistono tecniche diagnostiche bio-ingegneristiche di alto livello che permettono di valutare la presenza di corpi estranei nei tessuti e negli organi biologici, dal sangue allo sperma, evidenziandole nelle immagini al microscopio elettronico. Nell’immagine al microscopio elettronico le particelle estranee appaiono bianche, mentre il tessuto biologico appare in toni di grigio perché viene usata una tecnica che permette di evidenziare elementi con peso atomico maggiore di quello dei tessuti. Nanoparticelle possono essere introdotte per via gastro-intestinale e respiratoria. La presenza di particelle a livello alveolare può dare origine a disordini locali come tosse, allergie, asma, cancro ma se la particella è molto piccola (ad esempio 0.1 micron) può passare nel flusso sanguigno e causare malattie a distanza. La CRIOGLOBULINEMIA è una nuova patologia dovuta a nanoparticelle, oltre a vari tipi di CANCRO. Patologie che venivano definite ad origine ignota possono essere ricollegate alla presenza di uno stato di infiammazione e degenerazione indotto dalle nanoparticelle, che ritroviamo nei tessuti danneggiati.
Vediamo il campione di sangue di un paziente affetto da leucemia, nel quale le particelle sono adese alla superficie del globulo rosso il quale viaggiando nel flusso circolatorio ha portato queste particelle nel tessuto osseo ove è morto, rilasciandole, e causando la malattia. In altri casi le particelle possono depositarsi in un organo specifico. Vediamo delle particelle di fosfato di alluminio che hanno aggregato attorno a se’ varie proteine e globuli rossi diventando l’innesco di un trombo in un vaso.
Le nanoparticelle non possono essere eliminate da farmaci chelanti, specie quando si trovano nei tessuti profondi, ed il corpo non ha meccanismi di eliminazione sufficienti.
Attualmente la prof.ssa Gatti è impegnata in uno studio con l’università di Modena sui tumori della mammella nei quali sono state evidenziate nanoparticelle che in parte derivano dagli spray deodoranti e dai profumi. Esempio di caso in cui le particelle indicano una lega di titanio e ferro. Da dove può provenire? Sicuramente a causa della loro forma sferica queste particelle derivano da una combustione superiore a 2000 gradi ed essendo molto piccole devono essere penetrate per via respiratoria.
In un altro caso, nel tumore della mammella sono presenti zirconio e silicio. Questa persona lavorava sicuramente in una ditta di piastrelle, perché questi materiali sono usati nella produzione delle piastrelle di ultima generazione. Ci sono certe leghe o combinazioni ignote perché vengono da combustioni occasionali, come cromo-ferro-zinco. Ad esempio, materiali bruciati nell’inceneritore con residui di cromeria possono produrre nuove leghe che non si trovano sui testi accademici.  Quando troviamo una combinazione insolita (ad esempio silicio-cromo-cloro) la domanda alla quale rispondere è sempre “da dove viene?”: essa infatti racconta una storia e se facciamo una anamnesi accurata possiamo sia capirne la provenienza e sia eliminare l’esposizione del soggetto, migliorando la prognosi perché una volta eliminata la massa cancerosa, riduciamo il carico tossico e il rischio di recidive.
Nei casi di cancro con nanoparticelle, si tratta spesso di elementi derivanti da esposizione respiratoria, passati poi nel sangue per entrare nei dotti lattiferi della mammella, causando infiammazione e cancro. Sempre in caso di tumore della mammella nanoparticelle di rame e zinco si sono aggregate fra di loro, perché hanno una adesività elevata.
L’ORO può essere respirato o ingerito (ad esempio da protesi o amalgame dentarie) ed è stato ritrovato in vari casi di cancro.
Le TERRE RARE sono utilizzate in tutti i nuovi microprocessori Qui vediamo un caso speciale nel quale ci sono reperti istologici che contengono molecole di EUROPIO aggregate e di DISPROSIO, elementi rarissimi. Essi sono stati rilevati nel cancro della mammella di una donna che lavorava in una azienda dove si producevano componenti elettronici.
Queste polveri dell’ordine di 0.8-0.1 micron non sono riconosciute dai sensori di membrana cellulare e riescono ad entrare per un processo di fagocitosi all’interno del nucleo cellulare. Attualmente la nanomedicina sta sfruttando questo fenomeno per far entrare nella cellula qualcosa che altrimenti sarebbe rigettato usando come “cavalli di Troia” delle nanoparticelle. Tale processo può essere usato per garantire maggiore efficacia ad alcune molecole farmacologiche ma in questi casi è parte di un processo patologico.
I militari sono particolarmente soggetti alla contaminazione da nanoparticelle perché sono esposti ad esplosioni ad altissime temperature, nelle quali si possono formare nuove leghe che non esistono in letteratura. Nel fluido seminale di alcuni soldati sono state trovate delle forme rotonde, come palline, che derivano dall’esplosione di bombe al tungsteno.
Vediamo un caso di SINDROME DELLA GUERRA DEL GOLFO.  Le esplosioni di bombe ad alta tecnologia hanno liberato migliaia di particelle (uranio impoverito, tungsteno etc) che si sono fuse in nuove leghe grazie all’incontro dell’ordigno con l’ambiente stesso e con il bersaglio sotto l’impulso di un’alta temperatura (ad esempio, leghe selenio-mercurio-zolfo). Il soggetto in esame era un militare che nell’arco di nove anni ha addirittura cambiato negli anni il colore degli occhi, oltre ad aver sviluppato un cancro per il quale è morto. Nel glomerulo renale era presente zirconio, che ha prima compromesso la funzionalità organica e poi generato il cancro.
Vediamo un altro caso bellico. Si tratta di un paziente di Sarajevo affetto da linfoma. Nel reperto istologico sono state rinvenute nanoparticelle di cromo, piombo, ferro che non si capiva da dove provenissero non essendo una lega nota. Sicuramente questa lega derivava da una combustione elevata perché si trattava di particelle piccolissime di forma sferica. Secondo gli esperti della Crysler, questo insieme di elementi proveniva dalla combustione del petrolio non raffinato. La prof.ssa Gatti inizia allora a raccogliere informazioni sulla vita del paziente per capire l’origine di questi elementi. Il paziente, morto in ospedale a Sarajevo, proveniva da Pancevo, sede bombardata per tre giorni da USA e alleati. Pancevo era sede di una delle più grandi raffinerie dell’ex Jugoslavia, e a seguito del bombardamento, si era alzata una nube di 800 mt formata da fumo e polveri, la quale, portata dal vento, si spostava verso i centri abitati. Gli americani hanno bombardato la nube con ioduro d’argento per far piovere e scaricare le polveri al suolo. Quindi questa operazione bellica complessa è stata ricostruita a partire dalle particelle presenti nel paziente.
Vediamo un altro materiale più comune, l’ARGENTO. In paziente con carcinoma della vescica è stato trovato ioduro d’argento all’interno della massa tumorale. In un altro caso di cancro del colon sono state trovate particelle d’argento. Da dove sono provenute? Probabilmente per via gastro-intestinale, quindi sono state ingerite. Ormai la tecnologia nanosilver è utilizzato negli spazzolini, negli involucri dei cibi, nell’abbigliamento tecnico sportivo. La prof.ssa Gatti ha trovato argento negli hamburger di McDonald, i quali sono stati contaminati perché gli olii vengono filtrati con filtri particolari che contengono argento e dunque le particelle finiscono nella carne. La penetrazione dell’argento dai vestiti è possibile, ma normalmente è limitata alla zona subito sotto l’epidermide: le particelle non penetrano nel derma – a patto che non vi sia una lesione della cute - ma possono penetrare nelle ghiandole sudoripare (come dal sudore possono anche uscire) e se la cute è infiammata esse potrebbero teoricamente passare nel flusso sanguigno. Tutti i nuovi cerotti con l’argento essendo a contatto con una ferita fanno passare le particelle nel sangue.  
In questo caso vediamo un caso di inquinamento ambientale nella zona dell’ILVA di Taranto. E’ stato trovato acciaio nel cancro al cervello del bambino in esame, nato con questa patologia, il quale ha ricevuto le particelle di acciaio dalla madre che lo aveva respirato.
La prof.ssa Gatti è stata chiamata per applicare la sua tecnica investigativa a livello medico legale. Le fu chiesto di verificare quale fosse la causa di un decesso di una persona morta dieci anni prima per leucemia. Questa persona viveva in posto particolare; è stata riesumata ed è stato analizzato un osso chiuso, il perone, dal quale si è prelevato un campione nell’area dove era presente il midollo osseo. E’ stata trovata una nanoparticella di 0.5 micron responsabile della malattia, entrata per via di respiratoria. All’immagine appare come una sfera, con dei grani, derivante da una combustione superiore a 3000 gradi, pur vivendo il soggetto in una zona senza inquinamento industriale.

 
Prof. Claudio Allegrini
“L’oncologia integrata in rapporto con la terapia oncologica classica – sinergie”
L’oncologia integrata si pone come approccio globale all’individuo portatore di cancro, offrendo un approccio costruito sulla persona e che utilizza per quanto possibile metodi e sostanze naturali. Attraverso un approccio farmacologico specifico è stato possibile eliminare le metastasi, integrandolo con la nutrizione. Già Lavoisier nel 1700 aveva introdotto il concetto di trasformazione della materia, che scambia continuamente elementi, senza aggiungere né distruggere nulla. Gli scambi energetici avvengono continuamente in natura. Nel corpo ci sono diversi centri di distribuzione dell’energia, come ad esempio il cuore. Questa energia viene inviata ai vari organi e tessuti, ma permea anche le cellule. L’Omeopatia agisce a livello energetico sulle cellule, secondo una diluizione e dinamizzazione altamente specifiche. Essa ripristina il passaggio di informazioni cellulari sotto forma di informazioni quantiche (biorisonanza). Appellandoci ai concetti della medicina cinese, possiamo dire che un tessuto che emette troppa energia ha sviluppato una patologia da pieno, mentre uno che ne emette troppo poca, ha sviluppato una patologia da vuoto. Il farmaco omeopatico tende a riportare l’equilibrio energetico di quel flusso di corrente cellulare permettendo il ritorno all’omeostasi cellulare. La diluizione è fondamentale per l’effetto del farmaco: si usano 5ch, 9ch e talvolta 30 ch. La FITOTERAPIA è un’altra arma in possesso dell’Oncologia integrata che può essere somministrata assieme all’Omeopatia e all’Omotossicologia. Ad un soggetto in chemioterapia che mostri effetti tossici gastrointestinali è possibile somministrare il Cocculus, qualora sia presente il vomito, lo Zenzero, che a seconda del dosaggio agisce da antiemetico e inibitore di pompa, antidolorifico o anti infiammatorio (sempre al di sotto di 1,5 gr al giorno altrimenti diventa tossico). Per trattare l’infiammazione post terapia, si può ricorrere all’omeopatia/fitoterapia a seconda del tipo di condizione. Nel caso di dolore cronico articolare che migliora col movimento è indicato Rustox; nel caso di dolore articolare acuto, è indicata Bryonia.
Per trattare la tossicità organica della radioterapia, che è da calore, Iperico synphytum Colostro; della chemioterapia, quindi per tossiemia, si usa Nux vomica. Le modificazioni dei meccanismi infiammatori dell’organismo date dal chemioterapico sono di tipo diverso da quelle che i linfociti T vorrebbero dare, il che può portare a complicazioni importanti anche se la chemioterapia è ben dosata, quali infarto del miocardio o disordini renali etc. Bisogna poi considerare l’energetica del sistema vivente di ognuno, che ha un equilibrio diverso e unico. Uno stesso farmaco, a parità di dosaggio, può avere effetti diversi su soggetti diversi. Ad esempio, l’antinfiammatorio OKI contiene sale di lisina che per una persona con problemi gastrici o intestinali porta a diarrea, quindi in questo caso è controindicato.
Le cure palliative andrebbero attivate molto prima degli ultimi giorni perché esiste un periodo finestra prima del tracollo fisiologico nel quale si può fare molto per il paziente, dando qualità di vita e maggiore aspettativa di vita. Le cure palliative dovrebbero iniziare già al tempo della diagnosi. L’approccio alla persona deve considerare anche l’aspetto spirituale. Ultime ricerche hanno studiato il ruolo della meditazione e della preghiera, mostrando come grazie a queste pratiche si possa migliorare l’omeostasi e la funzione del sistema immunitario.
Trattare il malato usando anche il supporto della famiglia e costruendo un ambiente favorevole alla guarigione integrando un team di professionisti.

 
Prof.ssa Alessandra Previdi
“Ipotesi ed evidenze sul trasferimento di onde magnetiche deboli ai sottosistemi cellulari per il ripristino dell’omeostasi corporea. Dalla geometria sacra, alla radioionica, alla medicina quantistica”
 Il fondatore della RADIOIONICA, Albert Abrams (1863-1924) descrisse la materia come una “aggregazione di atomi vibranti che costituiscono tutto ciò che esiste”. I corpi emettono delle radiazioni specifiche – quindi secondo questo principio, si può accordare uno strumento sulla frequenza adeguata per una diagnosi e per un trattamento a distanza (usando un prelievo biologico dell’individuo, come un capello). La ricercatrice Ruth Drown sosteneva che il trattamento a distanza è possibile perché viviamo in un unico grande campo magnetico e noi stessi lo siamo, oltre a farne parte. Nel 1930 Harold Saxon Burr propose la teoria elettrodinamica della vita (“The fields of life”) sostenendo che noi rimaniamo in una forma perché siamo tenuti insieme dal nostro campo elettrodinamico, in quanto la materia cambia continuamente. Gli strumenti radioionici sono radio modificate che sfruttano la capacità del corpo di captare e trasformare biologicamente le onde elettromagnetiche. Attualmente si usano apparecchiature di tipo quantistico che valutano i campi del corpo con una analisi degli organi interni. Un progetto in tal senso è INERGETIX di R.Jahn e B.Dunne, ovvero diodi a rumore bianco per interazione mentale uomo-computer. Un altro progetto importante è stato proposto in Russia già nel 2009, “IC informational copies” (www.bodyfrq.com). Segnali elettromagnetici possono dare informazioni all’acqua, quindi sono state realizzate copie informazionali di sostanze biologicamente attive (come farmaci) che sono state traslate su supporti esterni e trasferite all’acqua. In questo modo, l’individuo può bere l’acqua informata ottenendo lo stesso effetto della sostanza attiva ma diminuendo notevolmente gli effetti collaterali.  Il farmaco classico è stato sostituito dalla sua frequenza. Con la radionica si possono fare dei rimedi.
SWEME of BAS. Ibrahim Karim è un architetto egiziano che ha sviluppato un sistema di protezione degli ambienti creando Biogeometry (egiptian energy science): http://FreeEnergyQuest.com. Con questo sistema energetico è stato in grado di riallineare l’energia di luoghi e anche cittadine dove è stato chiamato ad operare, modificando la frequenza di eventi dannosi. Egli realizza su richiesta delle “Biogeometry signatures” da portare con se’, riproducendo l’energia dell’organo da trattare. In questo modo si manda uno stimolo informazionale continuo rinforzando l’organismo ove risulti deficitario.

 
Prof. Piergiorgio Spaggiari
“Aspetti di Medicina quantistica nel rapporto con il paziente oncologico”
In quanto biofisico e poi laureato in Medicina e chirurgia, il dott.Spaggiari si è posto domande circa il metabolismo cellulare, cercando di capire come siano possibili le interazioni fra le sostanze che vengono introdotte nell’organismo. Ad esempio, quando assumiamo un farmaco, il quale viene scisso nei suoi componenti, cosa fa sì che le varie molecole possano svolgere il loro effetto su un certo organo o tessuto, reagendo fra di loro e penetrando le cellule? La risposta è da ricercarsi nella biochimica dell’acqua.
Le interazioni delle molecole chimiche nell’organismo sono rese possibili dall’acqua, la quale agisce da connettore. In quale modo? Per comprendere questo, dobbiamo portarci a livello biofisico e utilizzare il concetto di campo elettromagnetico.
Il campo elettromagnetico viene generato dai fotoni che attivano l’acqua e come tale esso viaggia alla velocità della luce. La frequenza del campo è l’elemento chiave che lo caratterizza. Dall’acqua nasce un campo oscillante con certa frequenza caratteristica. Supponiamo che nell’organismo sia introdotta una molecola A ed una molecola Z che devono interagire per avere un effetto sull’organismo.  Se le molecole A e Z hanno frequenze compatibili con quelle dell’acqua, esse si incontrano e reagiscono grazie al mezzo acquoso, per un fenomeno di risonanza. Quando A si incontra con Z libera energia, la quale farà sì che l’acqua muti la sua frequenza: cambiando frequenza, l’onda elettromagnetica tipica dell’acqua varia, perciò grazie al nuovo campo si incontrano anche altre molecole, quelle che oscillano con la nuova frequenza dell’acqua. Questo permette le interazioni e i processi metabolici organici.
Il prof. Spaggiari discute i risultati di una osservazione sul dolore condotta su due gruppi di pazienti oncologici. Soggetti oncologici in chemioterapia sono stati esposti ad un campo elettromagnetico permanente al quale era applicato un campo variabile, tramite le “macchine a risonanza ciclotronica di Leibov”. Gruppo 1: sottoposto solo a chemioterapia Gruppo 2: chemioterapia + terapia di supporto (complementare). Il gruppo 2 ha mostrato una netta riduzione del discomfort associato alla terapia, in numerosi casi con l’assenza di sintomi quali disturbi gastro-intestinali, astenia, dolori muscolari.
RISONANZA CICLOTRONICA: cosa è? Supponiamo che una persona abbia l’osteoporosi. Nell’osteoporosi abbiamo una deplezione di calcio a livello osseo. Dove va a finire il calcio che la cellula ossea perde? Rimane nell’acqua extracellulare, e non può essere riportato all’interno delle cellule che ne sono carenti. Inoltre, le cellule ossee che si duplicano, essendo povere di calcio, vanno a generare delle cellule figlie che ne sono a loro volta carenti e così via, quando esse diventeranno mature, produrranno cellule dello stesso tipo, facendo sì che l’osteoporosi si stabilisca in modo permanente. Grazie agli studi di Leibov è stato dimostrato che è possibile promuovere il riassorbimento degli ioni all’interno della cellula usando i campi elettromagnetici. Se si somma ad un campo permanente un campo variabile a frequenza di rotazione pari a quella dello ione calcio, che è quello mancante nella cellula (ione che nello spazio extracellulare fluttua, girando con la sua frequenza di rotazione ovvero ciclotronica), lo ione calcio riceve una spinta elettromagnetica che lo porta all’interno della cellula. Se il campo è troppo intenso, c’è il rischio di mancare il bersaglio quindi come dosare la forza? Misurando il parametro fisico dell’impedenza su quella frequenza specifica, è possibile orientare il campo mandando un’onda a frequenza pari a quella del calcio. Se, dopo l’applicazione, l’impedenza cambia, vuol dire che la cellula ha assorbito lo ione. Non c’è un processo chimico che possa fare questo! Non è la vitamina D, che pure ha la possibilità di trasportare parte del calcio libero nell’osso: è semplicemente una frequenza idonea che muove gli ioni dove serve, all’interno della cellula che ne è carente. Le linee di campo uniformi vanno solo da A a B in modo continuo e fisso, con una frequenza stabilita. Se invece il campo varia dalla frequenza 0,1 Hz fino a 200 Hz, poi torna indietro a 0,1 e poi va ancora avanti a 200 Hz, spaziando fra le varie frequenze, si crea un flusso che permette alle cellule di recuperare tutti gli elementi che la cellula perde per stress ossidativo, carenze minerali o altri disordini metabolici, elementi che finiscono tutti nello spazio extracellulare. Quindi bisogna utilizzare un campo non uniforme. Questo approccio getta un ponte fra biochimica e biofisica, ponendo la medicina in un campo nuovo.
Domanda: Siamo bombardati continuamente da campi elettromagnetici e inquinanti ambientali. E’ possibile con lo stesso meccanismo eliminare impulsi o sostanze dalla cellula? Risposta: Sì. Osservazione del prof. Spaggini: molte delle frequenze alle quali siamo soggetti quotidianamente sono dannose. Esempio dei cellulari. Ricordiamo che l’energia è una costante moltiplicata per una frequenza: se ho una bassa frequenza ho a che fare con una bassa energia; invece se c’è un’alta frequenza c’è un’energia grande! La frequenza dei cellulari aumenta sempre di più, liberando nell’ambiente un’energia sempre maggiore. Più la frequenza aumenta, più l’onda diventa penetrante, con danni più profondi. In un appartamento, si possono sviluppare molti campi a frequenze diverse date dagli elettrodomestici, dai computer, dai cellulari, dal wifi, i quali sommati sono di grande disturbo per le persone. Punti critici delle abitazioni sono rappresentati da frequenze a 50 Hz, 100 Hz e dal wifi. Purtroppo anche se spengiamo il nostro wifi non siamo protetti perché riceviamo le onde di quello dei vicini. Dovremmo fare delle gabbie di Faraday per evitare induzione dall’esterno all’interno. Intanto, mai tenere cellulare in tasca, specie se vicino al cuore, o a contatto della testa. Usare le cuffie o in viva voce. Le frequenze a 5G sono molto dannose.

 
Dott.ssa Francesca Del Nero
“Si può sognare la salute?”
 Racconta la sua esperienza con il cancro alla mammella destra, diagnosticato da un medico specializzato in Medicina cinese attraverso l’ascolto del polso e poi confermato dagli esami diagnostici. Al momento della diagnosi, prende la decisione di avere un atteggiamento positivo verso questa malattia, trasformandola in qualcos’altro e modificando la sua vita per crescere come persona affrontando questa esperienza. Ciò si rivelerà fondamentale per la guarigione. Francesca si concentra su se stessa, evitando di palare con altri della sua malattia (tranne il compagno) in modo da non dover gestire le emozioni e le preoccupazioni dei familiari e degli amici ma poter utilizzare tutta la sua energia per se stessa. Non vuole intervenire subito sul cancro, ma vuole capire perché ciò sia successo, la sua causa, e soprattutto affrontare l’intervento quando si fosse sentita pronta per esso. Decide perciò di affrontare un percorso di cure non tradizionali le quali danno un ottimo risultato, tanto che dopo otto mesi, quando decide di intervenire chirurgicamente, il cancro era talmente ridotto da non dover richiedere una chemioterapia o radioterapia successiva. La decisione di operarsi fu più uno scrupolo verso i suoi figli, dato che il segno della malattia era comunque presente in un ammasso di cellule del corpo. L’intervento è stato svolto sette anni fa e da allora ella non ha mai assunto farmaci o cure tradizionali, come previsto dal protocollo ufficiale. Successivamente, il compagno di Francesca si ammala di cancro. Nel giorno della comunicazione della diagnosi, lei era presente e alle parole del medico che spiegava come la malattia sarebbe evoluta, in quanto tempo e quali sarebbero stati gli effetti, vide il compagno mutare espressione e mostrare forte preoccupazione e di paura. Nelle sue parole “lui era morto in quel momento”. In soli sei mesi il compagno morì. A seguito della sua esperienza, e di quella della morte del compagno colpito dal cancro, Francesca ha deciso di mettersi a servizio delle persone, offrendo il suo esempio e sviluppando un percorso di pensiero positivo che secondo lei è l’aspetto portante di ogni terapia e guarigione (“School for dreamers”). Per poterlo fare, bisogna pensare di poter guarire, con speranza. Alcuni consigli pratici per il benessere quotidiano, anche per le persone in terapia oncologica:
  • Essere grati e benedire i rimedi che assumiamo perché portino ad una guarigione migliore, più rapida una volta introdotti nell’organismo
  • Attenzione alla comunicazione con se stessi e con gli altri Parlare di “temporaneamente malati”, “pronti alla guarigione” invece che di “malati” o peggio “persone condannate”. Nulla di più sbagliato di dare alla persona una condanna nel momento in cui si parla della sua condizione o la si annuncia, peggio ancora stabilendo a priori il tempo entro il quale ciò avverrà (ad esempio, “le mancano sei mesi di vita”). Secondo Del Nero, il compagno “era già morto” nel momento in cui gli hanno comunicato in modo improprio la presenza del tumore, per cui dalla sua reazione lei capì che non sarebbe sopravvissuto. Il cervello invia l’informazione della programmazione della morte all’organismo, si assetta su una data di morte.
  • Alimentare il sogno della nostra salute con una visualizzazione positiva
  • Rispettare i tempi del corpo e essere grati al corpo per ciò che fa per noi ogni giorno
  • Fare esercizi di respirazione, a scopo energetico e per riequilibrio del sistema nervoso
Eventi
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